“Io sono un cane, io sono un predatore, io mordo. Questo è nella mia natura. Beninteso, io controllo i miei morsi, non mordo a casaccio, non mordo in qualunque momento e chicchessia. Sono aggressivo? Sono pericoloso? Alcuni miei simili sono poco frequentabili, poco raccomandabili. Però noi viviamo in buona armonia con voi, esseri umani, da quindicimila anni. Si, alcuni cani hanno mangiato delle persone. E alcune persone hanno mangiato dei cani. Siamo entrambi specie predatrici.” (Tratto da “Il cane aggressivo” di Joël Dehasse)
Eccomi, nello scatto qui sopra, ritratto in una delle mie più terrificanti mimiche facciali: ebbene, noi cani (nessuno escluso) ricorriamo ad alcune forme di azione per proteggerci e proteggere ciò che ci appartiene. Questo comportamento è strettamente legato a particolari emozioni quali timore (reazione moderata, che si colloca in un ambiente che permette la fuga o una migliore indagine sull’ignoto), paura (reazione violenta, che si colloca in un ambiente privo di vie di fuga e che non permette un’accurata ispezione) e a particolari situazioni in cui l’avvicinamento di un individuo misterioso – cane estraneo, umano estraneo o altro animale non identificato – può risultare ai nostri occhi pericolosissimo!
Gli studiosi umani, che da tempo si interessano alle caratteristiche comportamentali della mia specie, hanno nominato le nostre operazioni di protezione “aggressioni difensive” suddividendole in ben sei diversi tipi:
– Aggressione per la distanza – Aggressione territoriale – Aggressione materna – Aggressione da irritazione – Aggressione da paura – Aggressione ridiretta
Una delle forme di auto difesa che troppo spesso viene confusa o mal interpretata dai cari compagni umani è la così soprannominata “aggressione per la distanza”. Signori e signore benvenuti nel mondo di Clyde! Ebbene, è proprio di questo che si tratta: la bellicosa prevenzione di noi stessi dipende dalla visione del mondo esterno all’ambiente famigliare, pullulante di esseri minacciosi che vanno tenuti a debita distanza.
L’attacco è la migliore difesa: sguardo fisso sull’intruso, abbai, posture di minaccia e se per disgrazia non si è in balia del guinzaglio, si parte alla carica per allontanare il perfido impiccione. Solitamente, questo feroce comportamento risulta essere utile e quindi facilmente ripetibile in circostanze simili. L’aggressione si può manifestare contro umani, cani o altri animali che non appartengono al gruppo familiare, e la particolare attenzione può essere riferita ad un solo gruppo specifico: io, ad esempio, sono intollerante verso qualsiasi esemplare canino e la fobia sociale è rivolta solo a quest’ultimi. Gli umani, anche se sconosciuti, sono miei amici. Tutto questo non dipende dalla mancata socializzazione con individui della mia stessa specie, ma da un possibile incontro traumatico e dal mio stesso patrimonio genetico che può interferire nel passaggio dalla pubertà all’età adulta. In poche parole sono grande, grosso e fifone! I miei simili tendono a starmi alla larga a causa dei miei brutali modi da psicopatico, ma quando vado in giro sono sempre in allerta e come tutti ben sanno non è facile convivere con le proprie paure. Le fobie non passano, ma ho provato a cambiare la mia terribile visione del mondo imparando nuovi comportamenti alternativi all’aggressione: quando incontro un cane cerco di focalizzare la mia attenzione sulla mia umana, lei provvederà ad evitare l’indesiderato incontro. Con tempo e costanza sono diventato amico di molti quattro zampe, non tutti sono pericolosi! La soluzione migliore non è l’attacco, sempre se non vengo obbligato a difendermi da qualche peloso ficcanaso!
Comments